Le esplorazioni di Maraina e Davide

panorama castel vittorio

Quando, risalendo l’Alta Val Nervia, si percorre la strada che attraversa Pigna, l’ombra di Castelvittorio incombe: il paese osserva il panorama dall’alto, e quasi minaccioso guarda verso Pigna, più in basso. Sarà per quello che i due borghi in passato hanno avuto diversi scontri…

Oggi vi proponiamo di visitare Castelvittorio, borgo arroccato e posto in altura. Il suo campanile domina il panorama circostante e l’intero paese è ben visibile, per l’appunto, da Pigna.

Castelvittorio visto dl paese di Pigna

Per raggiungere Castelvittorio, dunque, una volta superato il borgo di Pigna si imbocca il bivio che sale: la strada non è particolarmente larga e prevede alcuni tornanti, ma è comunque piacevole da percorrere anche in moto.

Arrivati ai piedi del paese, possiamo parcheggiare nella piazzetta o nei suoi pressi, dopodiché iniziamo la nostra passeggiata di scoperta di questo borgo estremamente raccolto, a tratti buio, silenzioso e sospeso nel tempo.

Del borgo ligure ha tutto: i carrugi stretti, pavimentati in ciottoli, spesso coperti da arcate; antiche case in pietra con le murature lasciate a vista; scorci su carrugi ancora più stretti che sembrano scendere al centro della terra; gatti che si distendono nei pochi squarci di sole che riesce a filtrare.

L’origine del borgo è piuttosto antica: il territorio è frequentato fin dall’età del ferro, quindi ben prima dell’arrivo dei Romani che, con la fondazione di Albintimilium (Ventimiglia, oggi visibile nell’Area archeologica di Nervia) e l’apertura della via Iulia Augusta lungo la costa, estesero il loro controllo anche sull’entroterra. In origine il nucleo medievale più antico di Castelvittorio si chiamava Castel Dho. Non rimane molto di questo antico castrum, una fortificazione con funzioni di controllo del territorio, ma capiamo quanto la sua posizione fosse strategica: su un’altura privilegiata, con una vista che spazia fin sulle alte montagne delle Alpi Marittime, ma che soprattutto controlla la Val Nervia. Solo pochi lacerti di muri nel nucleo più antico e più in alto del borgo appartengono a quell’epoca, il XII secolo, momento della sua fondazione da parte dei Conti di Ventimiglia. Dal 1261 però il controllo passa a Triora, per conto della Repubblica di Genova e il nome del borgo diventa Castel Franco. Nel corso della sua storia, questo apparentemente poco importante – ma evidentemente, come abbiamo detto, strategico – paesino è stato al centro di diversi scontri tra Repubblica di Genova e Savoia, i quali controllavano Pigna nel fondovalle. Da qui si sono originati gli screzi tra i due paesi vicini, che hanno dato vita anche a racconti leggendari di dispetti e scherzi degni della migliore tradizione campanilistica che è tutta italiana. Per esempio si racconta che gli abitanti di Pigna una notte abbiano rubato le campane del campanile della chiesa di Castelvittorio, per esempio…

Infine, il borgo prende finalmente nome Castelvittorio nel 1862, all’indomani dell’Unità d’Italia, con un chiaro omaggio e riferimento a Vittorio Emanuele II re d’Italia.

Ma visitiamolo, questo borgo. Percorso il carrugio che sale dall’ingresso del paese, si sbuca in una piazzetta assolata la cui pavimentazione mostra una grande rosa dei venti. Su un lato si pone l’antica fontana-lavatoio in pietra, un elemento che si riscontra anche in altri borghi del Ponente Ligure, come, restando in Val Nervia, ad Apricale e, andando un po’ più in là, nell’entroterra di Imperia, a Valloria.

Di fronte alla fontana in pietra si trovano due arcate, sempre in pietra, che sostengono una serie di gradini che consentono di proseguire verso il nucleo più antico del borgo. Le due arcate, che ricordano invece una simile sistemazione a Vallebona, mostrano dei curiosi elementi architettonici reimpiegari: si tratta di antichi capitelli che un tempo dovevano sovrastare le colonne probabilmente della chiesa del paese, e che oggi invece fungono da vere e proprie panchine: fanno bella mostra di sé, reimpiegati e contenti.

Sulla piazzetta affacciano edifici intonacati in colori accesi, giallo, arancione, rosa. Uno in particolare reca la scritta “Asilo infantile PL. Orengo”: è buffo pensare che qui nei decenni passati ci sia stato un asilo infantile. Oggi il borgo conta, infatti, meno di 300 residenti.

Saliamo la scaletta sopra gli archi di pietra e proseguiamo, infilandoci in uno stretto vicolo coperto. Qui attira la nostra attenzione un portale in ardesia su cui sono scolpite a rilievo delle figure, tra cui dei leoni brutti, e un’iscrizione in latino di non facile interpretazione. Scopriamo solo al termine del vicoletto che si tratta dell’ingresso laterale della chiesa parrocchiale di Santo Stefano Protomartire.

Siamo finalmente giunti in cima al borgo, nel suo nucleo più antico, sul luogo in cui sorgeva il castrum vero e proprio. La facciata della chiesa sembra quasi incastrarsi negli angusti spazi della piazzetta che ci si apre dinanzi. Il centro della piazza è invece occupato dall’alto campanile in pietra, intorno al quale si dispongono gli altri edifici, case private alte al massimo un piano, in modo che il campanile possa sfrecciare verso l’alto.

Se guardiamo bene i portali delle case di questa piazzetta, in ardesia e in pietra, ci impressionano perché sembrano provenire da un mondo e da un’arte lontanissimi: in particolare l’architrave con una testina apotropaica (portafortuna) e delle rosette, sembrerebbe rimandare quasi all’alto medioevo e invece, ci dice l’iscrizione posta al di sopra, che fu eseguito nel 1550: un dettaglio interessante di come l’arte nei centri di montagna (è il caso di dirlo) tendesse a conservare certi stilemi.

La chiesa nelle sue forme attuali è di epoca barocca, XVIII secolo, ma il portale che abbiamo visto precedentemente è di XVI secolo. La chiesa ha subito diverse ricostruzioni e rimaneggiamenti nel corso del tempo. Al suo interno custodisce un quadro raffigurante la Crocifissione di Cristo, opera di Marcello Venusti, pittore vissuto nel Cinquecento, e un crocifisso opera dello scultore genovese settecentesco Anton Maria Maragliano, colui che ha realizzato il grande presepe conservato al Museo del Presepe di Imperia (che apre, se apre, ogni anno nel periodo natalizio).

Il campanile, di impianto romanico, è poi rimaneggiato anch’esso in epoca barocca: la sua cupoletta rivestita di tegoline colorate e smaltate è un vezzo artistico che si ritrova anche nel campanile della chiesa di S. Maria Assunta a Bordighera Alta.

Ritorniamo sui nostri passi e costeggiamo il nucleo più antico del borgo ridiscendendo per breve tratto una via che ne costeggia le mura. Proprio le mura, lievemente a scarpa, per quanto intonacate e variamente restaurate nel corso dei secoli, ci parlano dell’antichità di questo luogo e della sua vocazione difensiva originaria.

Risaliamo ora lungo un altro carrugio che ci porta fuori dal paese, dove si apre una piccola piazzetta alberata che guarda il panorama verso nord, verso le Alpi Marittime e le sue maestose cime. Da qui ci rendiamo conto della posizione davvero privilegiata di questo borgo in tempi in cui il panorama non era soltanto una vista bella di cui godere, ma un territorio da controllare e proteggere.

Lasciamo Castelvittorio (se è ora di pranzo, vi consigliamo di fermarvi a mangiare il piatto tipico locale, il turtun), ripercorriamo la via a tornanti in direzione di Pigna. Poco prima di entrare in paese, sulla sinistra una strada conduce alla chiesa di N. S. di Nogareto, o S. Maria di Lago Pigo. Oggi purtroppo abbandonata e lasciata alla mercè di writers e vandali vari, mostra di sé lo scempio che l’ignoranza unita all’incuria può fare. Peccato, perché si tratta di un edificio interessante dal punto di vista architettonico, e con una storia piuttosto lunga, che risale alla sua costruzione nel corso del Duecento, alla sua ricostruzione nel corso del Quattrocento e alle sue attuali forme che la avvicinano alle chiese del Barocco Piemontese. Un’occasione persa di valorizzazione che, speriamo, verrà presa invece in considerazione da chi di dovere.

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Una replica a “Da lassù tutto domina: Castelvittorio”

  1. […] a Pigna, dove incontrerete due bivii in cui tenere sempre la sinistra (il primo bivio è quello per Castelvittorio, il secondo invece vi permette di risalire verso Carmo Langan). Presa l’opzione di sinistra, […]

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