Le esplorazioni di Maraina e Davide

U Foegu du Bambin

Oggi vi parliamo di una tradizione natalizia le cui origini si perdono nella notte indistinta dei tempi antichi e che unisce moltissimi paesi del Ponente Ligure: i fuochi notturni di Natale.

L’origine di questa usanza proviene certamente dai culti pagani antichi ed è legata indissolubilmente ad uno stile di vita agreste e in connessione con i ritmi della natura.
E’ possibile ritrovare questi Fuochi su un territorio ampio localizzato grosso modo a cavallo tra le valli Roja e Argentina, coinvolgendo tutta una serie di borghi grandi o piccoli e con alcune variazioni di nomenclatura o di prassi consuetudinaria.

Il Fuoco a Dolceacqua

Ad esempio nella Valle del Rio Borghetto (Vallebona, Borghetto San Nicolò, Seborga, Bordighera) si è soliti chiamare questa usanza U feugu du bambin perchè esso, come ci racconta il Taggiasco (storico locale dei primi del XX secolo), è dedicato a Gesù Bambino e alla sua nascita.
La tradizione dice che i ragazzi del paese, in preparazione del fuoco, andavano in giro per le campagne del territorio a raccogliere legna di ulivo o rami di palma che avrebbero poi mantenuto acceso il fuoco per il tempo necessario.
Si chiamavano bilui i tronchi già caduti, scarrasse e sbrundiglie i rami o i ciocchi più o meno grandi.
Venivano raccolti sia gli scarti naturali che la legna messa da parte dai contadini. Naturalmente avveniva qualche piccolo furto ma veniva perdonato perchè il ladruncolo gridava “Pe u feugu du bambin Gesù…” a rimarcare il valore collettivo del gesto e della festa.

Il Fuoco del Bambino a Vallebona, negli anni ’70

Pensare alla fatica compiuta per accatastare, raccogliere e tagliare la legna in un tempo in cui gli attrezzi agricoli erano prevalentemente manuali… ci rende comprensibile la gelosia con cui venivano custodite contro i furti le cataste.
Ci raccontano invece che ad esempio a Vallebona quando arrivarono negli anni ’60-’70 le prime motoseghe a benzina ci fu così tanta legna e poca fatica che accanto ai ceppi da buttare nel falò tradizionale fu pensato di aggiungere anche una figura di Befana per celebrare con più completezza il periodo delle feste e la sua chiusura.

Quindi il Fuoco del Bambino si accendeva alla sera della Vigilia di Natale ed era strettamente connesso con la Messa della Mezzanotte.
Pochi minuti prima della mezzanotte, il parroco con una candela benedetta accesa appiccava il fuoco alla catasta di legna, e poi celebrava la Messa.
Dopo la funzione ci si riuniva intorno al falò per gli auguri o per sostare con preghiere e chiacchiere o voti personali.
Prima di rincasare ogni capo famiglia prelevava un tizzone acceso per poterlo usare per il fuoco di casa.

Il Fuoco del Bambino poteva durare, a seconda dei paesi, fino al 31 Dicembre o fino al 6 Gennaio, appunto a chiudere l’anno o le festività. In qualche caso esso si poteva protrarre fino alla Candelora, il 2 Febbraio.

In generale i tratti antichi e comuni di questa festa erano i seguenti: le famiglie mandavano i giovani o i padri a raccogliere la legna (e in questo caso i più piccoli gironzolavano a compiere piccoli furtarelli di ramoscelli, castagne etc), la quale anche in grossi ceppi, veniva accatastata insieme a numerosi viveri all’imbrunire pronta per essere accesa; si compivano processioni in paese e ci si recava a messa; i paesani si riunivano attorno al fuoco anche per tutta la notte; il fuoco veniva benedetto dal prete; c’era una figura detta lambardan che vegliava su di esso e sui comportamenti degli astanti.

Si tratta quindi di un rito collettivo che cementa la società antica la quale tutta partecipa attorno ad esso con mansioni diverse; segna un’importante tappa del calendario quotidiano e lavorativo (per lo più agricolo) nel giorno del Solstizio; dal punto di vista spirituale precristiano si veste di valore apotropaico e celebra il Solstizio, la morte e la rinascita del ciclo vitale, che poi diventa la festività del Natale in epoca cristiana.

Il Fuoco a Dolceacqua

Quali legni si usavano?
Più anticamente si bruciavano per lo più quercia e olmo. Il Taggiasco ci racconta che alla sua epoca si usava l’ulivo. Anche il legno di ginepro era considerato, come l’ulivo, un legno propizio per essere arso.

Il fuoco aveva azione purificatoria e propiziatoria, oltre al compito di scaldare Gesù bambino appena nato.
Spesso come nei riti pagani antichi (ed anche in quelli funebri) vi era l’usanza di gettare i primi bocconi o altre primizie di cibo o sorsi di vino o di trarre auspici vari ad esempio dal modo di ardere dei ceppi. La fiamma avrebbe veicolato in alto tutto quanto, portando buona sorte ed eventi propizi.
Alcuni anziani invece si dicevano in grado di interpretare le posizioni assunte dai chicchi di grano una volta lanciati nel focolare spento. Tale procedura era detta “u ziguà“.

Anche a Triora, a Carpasio, ad Andagna nella Valle Argentina di solito veniva acceso un grosso falò nella piazza della chiesa, mentre a Badalucco si offriva, dopo la messa di Mezzanotte, il torrone preparato con due grosse tenaglie sul falò.

Come si presentano i fuochi oggi ?
Ogni anno gironzoliamo a rivedere i fuochi nei vari borghi. Si tratta di una occasione gradita e affascinante. Naturalmente oggi si è persa la gran parte dell’aspetto rituale e contadino mentre rimane abbastanza presente l’aspetto conviviale legato alla festività natalizia. Questi fuochi animano le notti gelide dei paesi: attorno ad essi si riuniscono curiosi, turisti, abitanti anche dai paesi limitrofi e qualche volta diventano occasione per organizzare piccoli eventi.
A Dolceacqua e Vallebona spesso la musica accompagna il crepitare delle fiamme in più punti del paese (un po’ a seconda degli anni e dell’organizzazione). Ad Apricale o Castelvittorio e Pigna il fuoco arde nella piazza alta del borgo e rimane per lo più immerso nel silenzio, sotto ad un cielo pieno di stelle.
Ad ogni modo, che sia un falò affollato o più meditativo, tale usanza resta molto affascinante e, crediamo, degna di essere vissuta, conosciuta e portata avanti nel tempo.

Ecco una lista dei borghi più vicini a Bordighera dove ogni anno sicuramente ci sono i fuochi della vigilia: Borghetto San Nicolò, Vallebona, Seborga, Bordighera alta, Sasso, Perinaldo, Vallecrosia alta, Camporosso, Dolceacqua, Isolabona, Apricale, Rocchetta nervina, Pigna, Buggio, Castelvittorio.
A voi di scoprirne altri…

Il Fuoco a Sasso

Se dopo aver letto questo post decidi di visitare uno dei Fuochi del Bambino, ritorni qui per lasciarci le tue impressioni? Ogni commento è ben gradito e ci aiuta a migliorare l’offerta di consigli e cose da vedere.

Lascia un commento