Questa gita è dedicata al borgo più rilevante della Valle Armea, Ceriana, che si trova ad una distanza di circa 12 km dalla costa e si appoggia come nido di rapace su un piccolo sperone di roccia.
Come raggiungere Ceriana?
Partendo dall’Hotel Rosalia bisogna giungere a Sanremo e proseguire in direzione di Arma di Taggia. Superata la stazione ferroviaria di Sanremo e quasi al limitare del suo tessuto urbano si trova sulla sinistra una deviazione che congiunge la SS1 con Via Val d’Olivi. Questa strada si inerpica sulle colline retrostanti, attraversando Poggio (la famosa località dove passano i ciclisti della Milano-Sanremo) per poi risalire il versante ovest della Valle Armea. La strada ha alcuni tornanti ma non è particolarmente difficile. In pochi minuti ci conduce fino a Ceriana, attraversando vigneti e oliveti, rocce e mutando il panorama da costiero a montano.
Ceriana è esposta ad est, poggiata su una altura e protetta dai venti freddi delle montagne che la circondano (se si prosegue la strada si arriva a Bajardo, che abbiamo descritto qui), ma è comunque soggetta ad un clima particolarmente umido.

Alcune indicazioni:
Se voleve giungere subito alla Piazza centrale:
La SP55 che qui diventa Corso Italia conduce alla parte ovest del paese. Troverete indicazioni per un parcheggio alla vostra destra. Seguitele, perchè a Ceriana lo spazio è poco e la strada a breve vi condurrà ad una piccola galleria che quasi divide il paese in una zona centrale ed una più rada e periferica (dove parcheggiare è quasi impossibile).
Se volete partire dalla parte più bassa del paese e risalire tutto a piedi. Circa 1 km e mezzo prima di arrivare al paese troverete un cartello blu che vi indica un bivio Ceriana a sinistra e Pallarea, a destra.
Prendete per Pallarea e seguite la strada che vi condurrà nella parte bassa di Ceriana, al limitare con il Torrente Armea. Qui troverete una prima propaggine del paese con alcune chiese e quindi giungerete alla zona dei frantoi antichi dove si trovano l’Albergo dei Poveri ed il complesso costituito dalla Chiesa Vecchia dei SS Pietro e Paolo e l’Oratorio di Santa Caterina di Alessandria.
Crediamo che questa seconda “via” sia la più interessante, oltre che la più scenografica.
Lasciata l’auto sarete catapultati in un insieme di casette di pietra con alcuni orticelli che affacciano direttamente sulle rive del torrente. A sinistra, esattamente davanti alla facciata dell’antico Albergo dei Poveri (struttura di accoglienza per indigenti e pellegrini) sale una prima rampa di accesso al paese dotata di una piccola porta.
Proseguendo diritto si incontra un ponticello. Davanti ad esso si stagliano i portici della Chiesa vecchia dei SS Pietro e Paolo, un bellissimo ed austero edificio databile al XI secolo dotato sul fianco meridionale di due portali gotici di cui uno è dotato di un bellissimo piccolo protiro che è un raro esempio di leggerezza architettonica. Purtroppo non ci è stato possibile visitare l’interno della chiesa, che tuttavia conserva testimonianza del suo precedente impianto medievale ed alcune opere pittoriche di buon livello. Torneremo.
Sul cortile acciottolato che si stende accanto a questo edificio insiste anche l’Oratorio di Santa Caterina di Alessandria recentemente restaurato, che contrasta con la Chiesa vecchia dei SS Pietro e Paolo per i suoi elevati colorati e architettonicamente mossi… altra epoca, tutt’altro stile… Sede della confraternita dei Rossi, questo edificio religioso viene aperto solo in particolari occasioni, per cui, non ci è stato possibile curiosare al suo interno.
Prima di salire al paese prendendo la strada che passa accanto a questo edificio, curiosate un pochino attorno alle due chiese. Scoprirete che oltre a trovare la facciata della chiesa più antica (ed il suo bellissimo campanile) vi si svelerà una via campestre chiusa da alti muri di pietra che conduce verso il torrente. In questa zona esistevano tanti mulini: ne troverete diverse tracce sparse qui e là…








In direzione mare, in alto troneggia il paese. Fondato su roccia pura, ci testimonia della bravura e della tenacia dell’uomo che ha saputo far coesistere per millenni, e spesso con soluzioni costruttive ardite, l’elemento roccioso con le pietre da costruzione.
Rispetto al piano di campagna della Chiesa vecchia dei SS Pietro e Paolo il borgo è molto in alto, e la salita potrebbe quasi intimorire e farci desistere.
Siccome noi non siamo dei Saraceni in cerca di bottino, ci prendiamo il tempo necessario e tra una sosta a vedere il paesaggio, i vecchi mulini, l’acqua che scorre, ed i ponticelli medievali sommersi dalla vegetazione, guadagnamo la “vetta”.
Ci accoglie una porta con un bellissimo passaggio porticato. La prima cosa che balza agli occhi è sicuramente il panorama: a sud il mare è distante e non si vede, coperto dalle colline che si frappongono; a nord in lontananza ci sono le montagne boscose del Passo della Ghimbegna (e poi Bajardo) e più vicino i terreni coltivati con le viti e l’ulivo.
Ci chiediamo come fosse percorrere questo passaggio in tempi antichi, con il buio o con il freddo. E’ affascinante.




Proseguendo abbiamo la possibilità di svoltare a destra per salire ancora a cercare la sommità del paese. Incontriamo il quattrocentesco Oratorio della Visitazione, sede della Confraternita degli Azzurri. L’edificio è piccolino, incastrato in un cortiletto che si apre ad est. La facciata è tipica neoclassica, ma un cartello avverte che esso si imposta su mura antichissime (romane).
Sul fianco sinistro corre Via Celio che rimanda all’origine di Ceriana (si dice che i Celii furono una famiglia romana che fondò qui il paese e per via della posizione strategica e per via delle vaste aree utili alle colture). Percorrendo questa stretta via ci affascina molto il palesarsi del blocco di roccia alla nostra sinistra, che è poderoso e convive dialogando a strettissimo contatto con le murature che si alzano a destra ed al di sopra. Quasi un piccolo canyon.



Proseguendo tra case di pietra ed angolini da cui si può godere di alcuni bellissimi scorci, si giunge alla sommità del paese: una piccola piazza che non può non far pensare ad un cortile di un castello o di un fortilizio. Al centro troneggia il massiccio campanile della Torre di Sant’Andrea cui è addossata la Chiesa di Sant’Andrea che, prima di essere una basilica paleocristiana con elementi che la daterebbero al IV secolo, probabilmente era un tempio dedicato ad Apollo. In quest’area sommitale sorgeva il castrum romano o il castelliere di epoca romana (se guardate Ceriana da Google map vi renderete conto di come, nei secoli, si è sviluppato l’abitato e di come il nucleo più antico è tutto incentrato in quest’area).
La piazza è molto raccolta. Un sottile manto erboso filtra dal basolato e le abitazioni che vi si affacciano poggiano su arcate o sono dotate di terrazzini che creano un clima sereno e accogliente. Da un vuoto si gode un po’ di panorama. Ci sono alcune panchine che invitano a rallentare i ritmi.
Ci sediamo un poco, assaporando questa dimensione.






Visto che Sant’Andrea era inaccessibile al momento della nostra visita, abbiamo proseguito il giro del paese e dei suoi tortuosi caruggi. Durante la visita sulle facciate si può notare una immensa varietà di stili di murature: si passa da facciate con blocchi squadrati ben accostati, sino a tessiture in cui le pietre sono appena o per nulla sbozzate e navigano in spessi letti di malta. Alcune case hanno portali decorati, altre sugli architravi recano date di restauri o tracce di fuligine o segni di vita vissuta.
Lo scorrere di un lungo lasso di secoli si percepisce anche da questi segnali. E’ sempre piacevole osservare come si presenta la vita che continua in questi borghi. Ci troviamo a sperare che questi luoghi sopravvivano all’abbandono o alla piaga del turismo b&b e ricevano il rispetto che la loro storia gli conferisce di diritto.









Via Celio termina con una porta antica con arco a tutto sesto e un tratto di mura medievali. Un lungo passaggio archivoltato ci conduce ad un piano con piazzetta. Proseguendo ad ovest e fuori dal paese si raggiunge la Chiesa di San Salvatore, uno degli edifici più antichi del paese, recentemente restaurata.
Scendendo verso sud, si raggiungono quasi subito Piazza G. Marconi, uno splendido spazio aperto e terrazzato e la Chiesa Parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo. La piazza è un ampio respiro dopo gli stretti viottoli medievali, e ci inonda di luce. La bicromia del pavimento, il lucore della chiesa barocca ed i colori del cielo e dei boschi regalano un colpo d’occhio meraviglioso. Si percepisce subito la potenza aggregativa di questo luogo, che è unico in tutto il paese. Sul lato sud campeggia una grande croce devozionale che si staglia contro il cielo. Pare di essere catapultati indietro nel tempo, tuttavia senza quel bagaglio importante e materico fatto di pietre ed acqua che caratterizzano la parte del borgo precedentemente visitata.
La nostra visita a Ceriana non è stata particolarmente fortunata per quanto riguarda gli interni delle chiese. Non abbiamo potuto visitare neanche la Parrocchiale: segno del fatto che sarà necessario tornare.







Dalla piazza un salto di quota importante vi conduce nuovamente in basso. Termina l’incursione nel regno della luce: è tempo di catapultarsi in un buio più profondo che domina la parte di paese meno antica.
Scendiamo la rampa che dal lato meridionale della piazza ci guida nuovamente attraverso un’altra porta e scende in un posto stranissimo: un quartiere che sicuramente è antico ma che si è aggiunto a collegare due parti di Ceriana come una cerniera. La piazza che si trova al livello meno elevato conduce ad un bassissimo archivolto che ci fagocita come una bocca infernale e dove alcuni pozzi di luce ci mostrano altezze vertiginose dei palazzi medievali. Qui per un po’ tutto sarà fatto di scarsa luce e tantissima pietra scura. Giochiamo a cercare di comprendere la natura di questi edifici.








Un bivio poi ci darà l’opportunità scegliendo il sentiero di sinistra (che va risalendo lungo il fianco del paese) di percorrere Via Mario Laura la quale dopo alcune piccole deviazioni fatte per curiosare qua e là ci riconduce al nostro punto di partenza: la porta del paese che è prossima all’Albergo dei poveri.
Se avessimo scelto invece l’opzione di destra, avremmo avuto la possibilità esplorare la propaggine sud di Ceriana dove si trova la Chiesa di Santa Marta ed un’altra porzione di Via Roma.






Il nostro giro di esplorazione di Ceriana termina qui, con la consapevolezza di aver mancato la visita di molte delle numerose chiese che appartengono al suo territorio. Diverse sono ubicate extra moenia quali San Salvatore, San Giovanni Battista o San Bernardo e richiedono tempo, buone gambe e condizioni atmosferiche favorevoli, per cui rimandiamo alla stagione estiva una seconda puntata.
Ceriana ci ha trasmesso un senso di “fuori dal tempo” come pochi altri borghi. La sensazione che subito ci ha colto è quella di un imprenscindibile legame con la pietra ma sopratutto con l’acqua anche se questa pare essere meno presente sulla sommità del paese. I boschi ed il paesaggio circostante, sebbene siano meno estremi di quelli dei borghi più addentrati nelle valli, come Buggio o Bajardo, ci hanno fatto subito pensare ad un legame di vita vera e vissuta ancora fortissimo che intercorre tra l’uomo e la natura. Questo è confermato anche dalla forte presenza di ville o villette dotate di appezzamenti messi a coltivo che troverete a partire da Poggio sparsi fino subito a ridosso di Ceriana (ed oltre, in realtà).
Un piccolo territorio operoso che si raccoglie attorno ad un nido di pietra che non fa mistero dei segni del tempo ed anzi li mostra con fierezza.
Se dopo aver letto questo post decidi di visitare Ceriana, ritorni qui per lasciarci le tue impressioni? Ogni commento è ben gradito e ci aiuta a migliorare l’offerta di consigli e cose da vedere.

