Le esplorazioni di Maraina e Davide

Nôtre Dame des Fontaines

La Val Roja è un forziere traboccante di gioielli di inestimabile valore. Uno di questi lo abbiamo visitato recentemente, in occasione di speciali aperture estive: è il Santuario di Nôtre Dame des Fontaines a Briga.

L’ingresso al santuario, preceduto dal portico realizzato in epoca post medievale

Come arrivarci: in moto o in auto, dall’Hotel Rosalia, bisogna arrivare fino al ponte sul Fiume Roja a Ventimiglia. Alla grande rotatoria, è necessario seguire le indicazioni per la Val Roja e la statale SS20 che la risale, inerpicandosi oltre il confine con la Francia e passando per i paesi di Breil, Fontan e Saint Dalmas de Tende.
Superato quest’ultimo vedrete il bivio che a destra vi conduce nella valle laterale dove si trova Briga Marittima (La Brigue). Sorvolando sul fatto che La Brigue è già di per se un tesoro che merita una gita approfondita (dato che è un paese ricco di storia medievale e monumenti) bisogna superare il suo centro abitato e seguire la strada D43 per Morignole.

Dopo alcuni minuti di auto, troverete alla vostra destra due elementi degni di nota e di approfondimento che non possiamo non citare: il primo è il ponte medievale chiamato Pont du Coq che ha un andamento a spezzata e che valica il torrente Levensa; il secondo è una gigantesca fornace da calce in rovina che torreggia con il suo altoforno aperto alla visita dei più curiosi. Subito dopo la fornace giungerete ad un bivio con un ponte: le indicazioni per il santuario che vi imporranno una svolta a destra e vi condurranno ad una radura boscosa. Il santuario sarà visibile e ben segnalato.

Parcheggio: è possibile parcheggiare nell’ampio spazio asfaltato che è antistante il santuario.
Guardando l’edificio, in basso, sentirete scorrere e scrosciare il Levensa. In questo punto ci sono le risorgive miracolose che hanno dato vita in tempi già preromani alla venerazione di queste acque ed alle prime strutture dedicate a questo culto.

Perché nasce il Santuario di Nôtre Dame des Fontaines? La leggenda tardo medievale vuole che a seguito di un periodo di grave siccità, gli abitanti de La Brigue pregarono la Madonna perché risolvesse la situazione. In virtù della grande devozione dimostrata, la Vergine effettivamente fece il miracolo, facendo scaturire non una, ma 7 sorgenti che in breve tempo eliminarono il problema della siccità dei raccolti. In segno di riconoscenza e gratitudine gli abitanti de La Brigue innalzarono un luogo di culto nel XIV secolo.

Questa è la leggenda.
In realtà il sito che è legato alle 7 risorgive di acqua purissima e considerata miracolosa, reca tracce di frequentazione che vanno dall’epoca preistorica, passando per quella romana (attestata dal rinvenimento di alcune monete) fino all’epoca contemporanea.
L’edificio attuale si imposta con certezza su un oratorio paleocristiano e tardo antico che in epoca altomedievale viene ricostruito con un portico dotato di sette aperture e sempre dotato di una unica navata ed abside.

Nel XII secolo viene costruita la chiesa su cui si imposta l’edificio su cui operano i maestri pittori Baleison e Canavesio, che è quello che segna in maniera più indelebile l’aspetto del santuario che oggi possiamo ammirare. Si trattava di un’ aula a navata unica, con accesso centrale dalla facciata principale, a bassa altezza, con un abside poco profondo ed una finestra sul lato lungo che affacciava in direzione del torrente.

Successivamente il soffitto della chiesa viene rialzato nel XVII secolo a seguito di un altro voto collettivo per una pestilenza e vengono poste in opera le decorazioni dello stesso, insieme all’apertura di alcune finestre laterali. In una fase ulteriore viene aggiunto un piccolo portico voltato affrescato che comporta l’apertura di due piccole porte laterali nella facciata principale. Purtroppo quest’operazione danneggia parte del ciclo pittorico che ora andiamo a raccontare.

Il soffitto realizzato nel XVII secolo

Come si presenta oggi il santuario: si tratta di un luogo dove la pace regna incontrastata, circondato da un muraglione di pietra e con un tappeto erboso freschissimo e tanti alberi ad ombreggiare. Sullo sfondo si sente il canto delle risorgive e tutto attorno la corona di montagne racchiude questo scrigno di spiritualità.
Una precisazione: le foto che troverete in questo articolo non riescono a rendere la complessità, la luce, il colore e la pienezza di questo luogo… nè tantomeno possono sostituire la sensazione di meraviglia e sorpresa che ci pervade al momento a prima visita.

Nôtre Dame des Fontaines: gli affreschi

In realtà due sono i cicli di affreschi e due sono gli autori. Sono due piemontesi, Giovanni Baleison e Giovanni Canavesio, gli affermati pittori che hanno operato, anche insieme, tra il basso Piemonte, i territori francesi delle Alpi Marittime e la Liguria. Se Baleison è un pittore importante ma non rivoluzionario, Canavesio invece brilla (specie in alcune composizioni) per un gusto di sintesi e sintassi, colori e cura dei dettagli che gli è riconoscibilissimo.

A Nôtre Dame des Fontaines Baleison nel 1451 si è occupato del ciclo che tratta le Storie della Vergine (tratte anche da Vangeli apocrifi) nel coro absidale e nel suo catino.
Il Canavesio qualche anno più tardi si occupa di decorare i muri davanti l’altare, l’arco trionfale e l’altare stesso (con una pala lignea a 16 scomparti) con scene che glorificano la Madre di Cristo, l’infanzia di Cristo e alcune storie della Vergine.

Nel 1491 Canavesio torna e riceve il compito di decorare le pareti delle navate. Raffigura qui gli episodi della Passione di Cristo e del Giudizio Univerale sulla controfacciata, per un totale di circa 200 mq di affreschi, in una chiesina che di certo era in grado di accogliere un numero esiguo di fedeli e che al netto del risultato finale è quasi completamente coperta di immagini.
Un fatto curioso: come testimoniato da un cartiglio sulla parete della navata laterale sinistra, la decorazione è terminata in una data importantissima: il 12 Ottobre del 1492.

Il Canavesio aveva poco prima operato ad Albenga, Nizza, S. Etienne de Tinée, Peillon, Luceràm, Taggia, Pigna, Virle, e successivamente sarà a Pornassio e ancora a Pigna, concludendo una carriera divisa principalmente tra lavori in affresco e pale lignee mediata dalla lettura attenta dei maestri fiamminighi quali Jan Van Eyck e di quelli rinascimentali e tardo gotici italiani come Piero della Francesca in particolare.

Una vista dell’altare e delle due pareti affrescate

Gli affreschi della navata sono divisi in 25 scene.
Per leggerli bisogna partire dalla parete a destra dell’altare. Le scene sono su due livelli di altezza. La prima riga superiore è quella da cui partire, per cui la prima scena che troverete nell’angolo in alto a sinistra è L’ingresso di Cristo a Gerusalemme.
Ogni affresco è dotato di un cartiglio a caratteri gotici che ne racconta il contenuto.

Dopo una lettura a scansioni e ritmi regolari, arriverete alla scena della Morte di Giuda e la troverete ricavata in uno spazio a mezza larghezza: un rettangolo allungato verso l’alto che aumenta la sensazione di verticalità di questa scena e focalizza totalmente l’attenzione dell’osservatore sulla sua drammaticità. Crediamo sia la scena più interessante di tutto il ciclo.
Giuda morto per strangolamento e rottura del collo, ha gli occhi gonfi e prominenti. Il bianco delle orbite risalta sparato sui grigi, la lingua è fuori dalla bocca in un ghigno di abbandono, il volto è una maschera distorta di rughe e di esalazione dell’ultimo fiato. Un demone alato, peloso e scuro gli strappa l’anima dal petto squarciato facendo leva con una zampa posteriore sulle viscere che pendono anche loro.

La scena della Morte di Giuda

La posizione ed il dimensionamento del suicidio di Giuda sono scelti dal Canavesio anche per permettere alla scena della Crocifissione di Cristo di avere il più ampio spazio ed il maggior rilievo possibile. E’ una scena bellissima: contiene tutta una serie di sottoscene avanti e dopo la crocifissione stessa, legate da un ritmo sincronico che è caotico, quasi a evidenziare che la morte di Cristo è un catalizzatore del tempo e delle vicende umane. Il centro di tutto.

La scena della Crocifissione

Lasciamo a voi la lettura dettagliata e la scoperta di ciascun riquadro, e siamo sicuri che, se siete curiosi come noi, passerete lunghi minuti a vagliare ogni dettaglio. Ognuno di essi è in grado di fornirci informazioni sulle scritture che Canavesio consultò o conobbe o decise di seguire per narrare l’episodio. A volte il pittore segue pedissequamente una narrazione, a volte invece mescola elementi di vangeli diversi per puntare su maggior chiarezza o su episodi che desiderava far risaltare.
Noi ad esempio, amanti di quel gotico tardo orrorifico, abbiamo speso molto tempo immersi nella lettura della scena del Giudizio Finale (anche un po’ maledicendo coloro i quali nel XVIII secolo hanno distrutto le parti basse dell’affresco per aprire le due porticine in facciata), facendo confronti con l’esecuzione del medesimo artista a San Bernardino di Triora o a Pigna, o semplicemente lasciando che lo sguardo si perdesse sui dettagli dei demoni o delle scene più truculente o sulle angeliche bellezze delle Madonne.

Se siete appassionati di simbologia e sottotesti Vi consigliamo l’acquisto del libro dedicato a Notre Dame des Fontaines che generalmente è disponibile proprio all’entrata della chiesetta. Canavesio ha infatti inserito alcune vicende a lui contemporanee e diversi richiami a molteplici campi del sapere antico.

Le sorgenti miracolose

Le risorgive (o sorgenti) del Levensa che tanto hanno reso celebre questo luogo unico, si trovano poco sotto al santuario. Le sentirete scrosciare nella tranquillità dei boschi che le circondano. Affacciatevi al muraglione basso che cinge il prato della chiesa. E’ possibile accedervi con un piccolo viottolino o prima del cancello di accesso al santuario o subito dietro all’abside. Scendete di qualche metro e troverete un’acqua meravigliosamente trasparente che scorre placida e fresca.
Ci è stato detto che l’acqua avrebbe poteri miracolosi in particolare per gli occhi. Potete scegliere se credere o meno… ma vorremmo consigliarvi vivamente di approcciarvi a questo luogo con il giusto animo: si tratta di un santuario venerato da millenni.
Nel silenzio e nella pace di questi boschi, che voi veneriate o meno la sacralità di questo luogo, troverete come minimo sicuramente un poco di ristoro e pace.
A noi questa visita, con tutta la bellezza che ci ha trasmesso, ha lasciato il desiderio di tornare più e più volte.

Se dopo aver letto questo post decidi di visitare il Santuario di Nôtre Dame des Fontaines a Briga, ritorni qui per lasciarci le tue impressioni? Ogni commento è ben gradito e ci aiuta a migliorare l’offerta di consigli e cose da vedere.

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