Il Paradiso terrestre esiste, e si trova nel territorio di Ventimiglia, molto vicino al confine francese: è Villa Hanbury, un orto botanico che occupa Capo Mortola, ridiscendendo il promontorio fino al mare.

Nata come il sogno di un sir inglese, Thomas Hanbury, che nella seconda metà dell’Ottocento acquistò il terreno e la villa e vi fece piantumare alberi e piante provenienti da ogni parte del mondo, oggi è gestita dall’Università di Genova ed è aperta al pubblico.
Per raggiungerla bisogna superare Ventimiglia o percorrendo la via Aurelia S.S. 1 che passa a monte della città alta, oppure percorrendo la via litoranea; in entrambi i casi si raggiunge e si supera il piccolo centro abitato di Latte, e si arriva a Capo Mortola. L’ingresso dei Giardini Hanbury rimane sulla strada, in curva. I Giardini non hanno un parcheggio per i visitatori, per cui bisogna parcheggiare lungo la strada.
Il biglietto d’ingresso ai Giardini Hanbury è di 10 €: può sembrare molto, ma se pensiamo a tutto il lavoro immane di manutenzione e cura del verde costante che viene effettuato, allora ci accorgiamo che è una cifra davvero irrisoria.
Il percorso è ben segnalato da frecce direzionali e all’ingresso è fornita una mappa per meglio orientarsi e con l’indicazione dei punti d’interesse. Sì, perché non ci sono solo piante, lungo il percorso, ma anche monumenti e costruzioni molto evocative, nonché la Villa… ci torneremo.

Come nasce Villa Hanbury: un po’ di storia
Prima di illustrarvi il percorso di visita, vorremmo dare due cenni storici, anche perché la storia della villa e del suo proprietario è strettamente legata alla storia dello sviluppo, nel corso della seconda metà dell’Ottocento, della costa dell’estremo Ponente Ligure, che vide trasormare quei borghetti di pescatori e agricoltori in stazioni climatiche per un turismo altolocato di scala europea. Bordighera, così come Sanremo e Ventimiglia devono molto alla forte presenza di una comunità inglese (ma anche svizzera, russa, tedesca) costituita da persone dell’alta società, molto istruite, che dopo aver iniziato a frequentare la Riviera in virtù del suo clima mite e per curare eventuali malattie polmonari, si innamorarono di questa terra e contribuirono enormemente al suo sviluppo. Alcuni furono dei veri e propri mecenati, come Sir Thomas Hanbury, che a Ventimiglia, per esempio, finanziò la costruzione della scuola.

Ma chi era Thomas Hanbury? Un mercante, in particolare di tè, merce che per il Regno Unito costituiva un grande business nel XIX secolo, che aveva perciò viaggiato in lungo e in largo soprattutto in Asia. La sua passione per la botanica fece il resto. Quando decise di stabilirsi definitivamente in Liguria acquistò il promontorio di Capo Mortola e progettò insieme al fratello dei giardini che rendessero conto e ragione della bellezza e varietà delle piante di tutto il mondo. Ancora non esisteva il concetto di biodiversità, ma Hanbury aveva in mente esattamente quello. Il progetto poi era realizzabile perché le condizioni climatiche ottimali del territorio rendevano salubre la vita non solo delle persone, ma anche – evidentemente – delle piante, per la maggior parte di origine tropicale.

Ecco che allora Thomas Hanbury fece piantumare ogni sorta di albero o pianta: agavi e aloe, piante grasse, eucalipti, euforbie, agrumi, gingko biloba, rosacee, alberi da frutto, peonie, glicini, conifere.
Purtroppo durante la II Guerra Mondiale i Giardini con annessa villa furono bombardati, ma fortunatamente Dorothy Hanbury, nipote di Thomas, alla fine della Guerra si fece promotrice del loro restauro e recupero, consentendoci oggi di poter visitare un vero e proprio paradiso terrestre.
La visita ai Giardini Hanbury
Indubbiamente, la stagione più bella per visitare i Giardini è la primavera, soprattutto durante la fioritura del glicine (circa metà aprile). Ma in realtà ogni stagione è buona, anche perché ogni stagione ha le sue fioriture, anche l’inverno.

Il percorso di visita ridiscende il promontorio fino al livello della spiaggia; a metà strada si colloca la Villa, un elegante edificio intonacato in arancio rosato che costituisce un punto panoramico notevole. Ma altri punti panoramici si incontrano lungo il sentiero: alcuni permettono di scorgere la baia sottostante, con le sue acque azzurre in cui si riflette il cielo. Lungo il percorso incontriamo poi alcuni vezzi architettonici: un tempietto rotondo, la “fontana del drago”, dominata dalla statua minacciosa di un drago giapponese che Hanbury acquistò proprio in Giappone, un mausoleo in stile moresco, arabeggiante nelle forme, indiano moghul nei decori.

E poi pergolati per il glicine e le roselline gialle rampicanti, scalinate ingentilite da balaustre in marmo, e vere e proprie sezioni del giardino destinate ora alle agavi e all’aloe, ora alle cactacee, sia che si tratti delle tonde e panciute mammillarie e ferocactus, sia che si tratti degli alti e dinoccolati cereus. E poi abbiamo rose, rose e rose a profusione, e peonie, con i loro fiori giganteschi. Un’ampia sezione è poi dedicata agli agrumi e un’altra alle grandi conifere.

Siamo ormai quasi al livello del mare, ma per raggiungerlo dobbiamo superare un piccolo ponte che sorpassa un tratto dell’antichissima strada romana via Julia Augusta, che attraversava tutta la Liguria, superava Ventimiglia e passando da Capo Mortola proseguiva per chiudere il suo percorso presso il Tropaeum Alpium, il Trofeo di Augusto che ancora oggi si eleva monumentale, a La Turbie, in territorio francese, alle spalle di Montecarlo.

Giunti alla fine del percorso si incontra l’area ristoro: perché dopo una lunga passeggiata immersi nel verde, una pausa caffè (o pranzo) ci sta. Ma la fine del percorso, in realtà è solo la metà, perché poi comincia la salita! Che però è dolce, non faticosa, e soprattutto è dettata dal ritmo lento che le piante ci invitano a tenere: dalla lentezza scaturisce l’osservazione, l’attenzione al dettaglio, una maggiore attenzione all’insieme.
Uno scrigno di biodiversità, di bellezza, di aria pura, di suoni generati dalla natura e da lei soltanto: questo sono i Giardini Botanici Hanbury, consigliatissimi a chi ama la natura, i fiori, la pace, la lentezza e le passeggiate nel verde.

Se dopo aver letto questo post decidi di visitare i Giardini Hanbury, ritorni qui per lasciarci le tue impressioni? Ogni commento è ben gradito e ci aiuta a migliorare l’offerta di consigli e cose da vedere.

