Alle spalle di Bordighera alta si avvia un percorso nella natura che lentamente lascia il panorama del mare e si inoltra a mezza costa risalendo la stretta valle scavata dal torrente Sasso: il Sentiero del Beodo, così chiamato perchè ricalca l’antico percorso dell’acquedotto storico di Bordighera alta.
I beodi nella Liguria di Ponente sono i canali che dalle sorgenti vanno ad annaffiare le fasce ed i campi coltivati.
Percorrere questo sentiero significa non solo fare una piacevole passeggiata nel verde, ma immergersi nella storia del territorio di Bordighera e ripercorrere un antico sentiero che già nella seconda metà dell’Ottocento aveva affascinato i numerosissimi ospiti stranieri, in particolare inglesi, ma anche francesi, svizzeri e russi, che a Bordighera venivano a curare le loro malattie polmonari, e gli artisti impressionisti e paesaggisti provenienti da ogni parte d’Europa, attirati da un paesaggio in parte ancora autentico, in parte reso esotico dalla presenza delle palme.
Già, le palme. Coltivate da secoli nel territorio, dal 1586 ogni Domenica delle Palme, i palmureli, cioè le foglie di palma intrecciate tipiche della festa liturgica, prodotti a Bordighera sfilano in Vaticano. Questo perché proprio nel 1586 un bordigotto, Giovanni Bresca, che presenziava in Piazza San Pietro all’obelisco che oggi si erge al centro della piazza, nel silenzio generale urlò in dialetto ligure “Aiga ae corde!“, cioè “Acqua alle corde”, ordinando agli operai di bagnare le corde per far sì che non si spezzassero nella difficile operazione dell’erezione. Papa Sisto V, sentito l’urlo e visto l’effetto, in ringraziamento concesse alla famiglia Bresca e a Bordighera il diritto e l’onore di fornire al Vaticano ogni anno le palme per la Domenica delle Palme. Quante storie dietro una semplice pianta…
Ma torniamo a noi. Lungo il percorso del beodo, in prossimità della sua entrata in paese, vi erano sette mulini destinati parte al grano, parte a frantoio per la produzione di olio. Oggi le coltivazioni di olivi, che un tempo caratterizzavano il pendio, sono completamente scomparse, così come i mulini e i frantoi, sacrificati alla fine dell’Ottocento in nome del progresso e della conversione di Bordighera, ormai meta di villeggiatura, in città turistica e non più a vocazione agricola.
Il sentiero del beodo: il percorso
Dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena, cuore di Bordighera alta, seguendo le comode indicazioni, si imbocca via Mariani, risalendo per Via della Madonnetta fino alla svolta a destra in Via del Beodo.
Percorsa la piccola galleria pavimentata a risseu ci si imbatte in un viottolo caratterizzato, sul lato montano, dalle fasce a giardino, e sul lato a mare dai muretti crestati delle abitazioni che digrandano seguendo il pendio.

Palme, piante grasse e socievoli gatti sonnecchianti sono gli elementi caratterizzanti di questo tratto di sentiero.
Dopo qualche centinaio di metri, seguendo la collina, il sentiero piega verso l’entroterra discostandosi dal mare. E’ il punto in cui la vista si apre possentemente sulla valle del Sasso, sul camposanto cittadino, e sulla collina dirimpettaia di Montenero.
Sotto di noi, i palmeti dipinti da Monet e da altri pittori, quali il danese Monsted, il cimitero ebraico e quello del Commonwealth, e poi piano piano che ci addentriamo, il rumore scrosciante dell’acqua torrentizia.
Il paesaggio delle campagne di ginestre e mimose, man mano che percorriamo il sentiero si fa meno antropizzato e più selvaggio. Insieme alla macchia mediterranea convivono molte specie di piante: dalle palme dattilifere onnipresenti, ai gelsi, ai nespoli, ai castagni, ai fichi agli eucalipti.


La stradina diventa uno stretto sterrato, comunque praticabile, e ci conduce ad un pianoro che pare uscito da una favola. Davanti a noi si staglia un piccolo ponte che sovrasta il letto del torrente Sasso tra giunchi e altre piante palustri.
Poco più su, non lontana, una fattoria didattica con cavalli, caprette e galline occupa una porzione di terreno pianeggiante alla cui destra c’è una piccola cascata di acqua cristallina. Una di quelle che i molti pittori ottocenteschi dipinsero durante le loro visite a Bordighera.

Si risale ancora passando l’impressionante altezza del viadotto autostradale: i rumori dei veicoli lanciati in velocità stridono con la bellezza senza tempo di questo luogo immerso nella natura.
A questo punto abbiamo due scelte. La prima è quella di risalire piegando a sinistra seguendo la strada verso la frazione di Sasso. La seconda, se si hanno scarpe adatte all’avventura (da trekking), è quella di imboccare lo stretto sentiero che costeggia il corso del torrente e si avvia verso nord.
Indovinate cosa abbiamo scelto?
La seconda.
L’abbandono degli elementi tipici della civiltà contemporanea diventa pressochè totale. Il telefono non prende. Il sentiero è stretto e costeggia muri a secco di chissà quale secolo, cosparsi di muschi e tenuti insieme da tenaci radici. In qualche punto è necessario prestare una minima attenzione a non scivolare. C’è anche un piccolo guado che richiede cautela per non mettere i piedi in acqua… Ma… la fatica e l’impegno saranno ripagati: dopo alcune decine di metri di sentiero impervio il rumore dell’acqua si fa più forte, e si raggiunge, finalmente, una cascata il cui salto è di alcuni metri, dando vita a un laghetto profondo di acqua azzurra e fresca.


Dopo aver goduto di tale bellezza e di tale immersione nel verde e nella natura, non resta che tornare sui nostri passi percorrendo a ritroso il sentiero per circa un’ora e mezza. Durata totale del percorso (camminando con calma e fermandosi ad accarezzare i gatti e a fare foto) tre ore. Assolutamente ben spese.

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